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Il privato fallisce quando è «malato»
Sono un giovane lavoratore, laureato da pochi anni e occupato presso un'azienda. Scrivo per dare il mio appoggio al maxicontribuente deluso: condivido pienamente le sue idee. Ho letto anche la replica del ministro dell'Economia:ma le sue sono "non risposte". Padoa-Schioppa fa riferimento alla convinzione che il pubblico sia malato e il privato, al contrario, sano. Non penso sia così.
Anche il privato è malato, ma è privato.
Se il privato va male prima o poi muore.
Nel pubblico, invece, questo non succede mai. Ho visto pochi giorni fa un documentario su Sandro Pertini, sull'Italia del dopoguerra, sulla rinascita. Ora capisco perché mio nonno rimpiangeva quei tempie quelle persone.
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Spese detraibili per far emergere il nero
Pagare le tasse è un dovere per ogni cittadino che intende partecipare attivamente alla vita sociale del proprio Paese. Anch'io, piccolo imprenditore, lavoro ormai da 25 anni per contribuire alla crescita e al valore della mia comunità.
Oggi però il tasso di incidenza fiscale sui miei ricavi – considerando Irpef, contributi previdenziali, Irap, eccetera – è arrivato al 65 per cento. E questo genera sfiducia, demotivazione e anche la tentazione di non essere più onesti. Né la politica degli studi di settore e dei redditometri, né quella dei condoni risolvono il problema. Secondo me, è necessario far emergere tutto il "nero" che esiste in Italia. Per combattere il sommerso, ogni cittadino deve avere la possibilità di detrarre dalla dichiarazione dei redditi tutte le spese sostenute.
Patrizio Cosimi
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